Un anno fa ci lasciava Giancarlo Torti, fu per 40 anni al timone del nostro Lomellino
Un anno fa ci lasciava Giancarlo Torti. Aveva compiuto i 93 anni il 29 ottobre, 24 ore prima di chiudere gli occhi per sempre: se ne andò in punta di piedi, proprio come aveva vissuto. Riservato, con un’educazione d’altri tempi, non aveva mai fatto mistero della sua fede che l’ha accompagnato, anche nella professione, giorno dopo giorno. Delicato e sensibile, entrava nella vita delle persone in punta di piedi, con una prudenza figlia di un profondo senso del rispetto. E della disciplina. Giancarlo è stato un signore: mai invadente, non era interessato alla curiosità indiscreta. Sapeva essere ironico e pungente, ma mai sgradevole. Mai sopra le righe. Questi erano i tratti distintivi di un animo nobile che ha guidato L’Informatore Lomellino dal 23 ottobre 1959 alla fine del 1995.
Giancarlo Torti è stato prima che un giornalista, un galantuomo. Classe 1930, a Mortara è stato uno dei molti ragazzi cresciuti sotto la guida di monsignor Luigi Dughera. Giovanissimo, entrò in seminario. Ma la sua vocazione era un’altra.
Mentre i coetanei sgambettano sul campo da calcio dietro ad un pallone impolverato, lui improvvisa la cronaca della partita. È decisivo poi l’incontro con Attilio Baratti: lo scrittore – bancario mortarese, anch’egli cresciuto attorno a monsignor Dughera –, alimenta la sua naturale predisposizione alla scrittura. Durante gli anni del liceo classico si iscrive ad un corso di giornalismo per corrispondenza, avviato dall’istituto privato “Accademia di Roma”. Poi, la svolta. Il padre Carlo viene trasferito per lavoro a Piacenza. Qui Giancarlo Torti si avvicina all’organo della diocesi piacentina “Nuovo giornale”, diretto da Ersilio Tonini, futuro vescovo e cardinale. Era il 1953. Qui presta la sua opera per sei anni, scrivendo anche per “Vetrina”, il giornale della Confcommercio, e per il quotidiano “Libertà”. La diocesi, nelle vesti di editore, gli riconosceva 30mila lire al mese. Poco, ma questo è un mestieraccio.
Tra i suoi primi scoop l’intervista a Pietro Pagani (medico piacentino salito sul K2 con la spedizione di Ardito Desio) e quella al generale Franco Magnani, appena rientrato a Mede dalla prigionia in Russia. Poi ancora l’intervista a Luigi Marianini, campionissimo di “Lascia o raddoppia”.
Nel 1958 vince il premio nazionale per la saggistica “Gastaldi” per un volume interamente dedicato al compositore di Tortona Lorenzo Perosi.
Poi, la seconda svolta della sua vita. Proprio quando iniziava a diventare una colonna del “Nuovo giornale”. Alla morte del padre Carlo, la madre Agostina Mirabelli decide di ritornare in Lomellina. Il ritorno nella terra natia era stato “appianato” dai contatti già avviati con Aldo Lo Re, fondatore e direttore di questo settimanale, che all’epoca era a capo dell’ufficio stampa di Ente Risi.
L’Informatore Lomellino ha da poco compiuto i dieci anni di vita e Giancarlo Torti rileva la testata per 900mila lire da Alberto Discacciati, quarto direttore del settimanale.
Sono gli anni del boom. Mortara cambia pelle e lo fa anche il suo giornale. Giancarlo Torti eredita un “foglio” di quattro facciate piene zeppe di notizie. Piombatissime. Era il classico formato “lenzuolo”. Torti prende per mano il giornale e, con il tempo, lo fa vivere. E crescere. Con Giancarlo Torti si fa spazio l’idea del “giornale di tutti” e lo scrive nel suo primo editoriale.
Politicamente, anche per la sua formazione, non può che schierare il giornale al centro. In tutti i sensi. L’Informatore Lomellino, a Mortara, vede di buon occhio le giunte Dc – Psi (sono gli anni di Viviani e Gazzera).
Mortara, in quegli anni, mette il turbo. L’Informatore Lomellino è al centro della vita cittadina. Il giornale si schiera per difendere il liceo cittadino, affronta battaglie culturali per difendere il patrimonio di cui è ricco il territorio. Anche sotto l’aspetto umano. In questo senso avvia l’iniziativa “Il ritrovo degli amici”, in collaborazione con la comunità francescana, per sostenere le persone in difficoltà.
Giancarlo Torti bilancia i pesi nel giornale. Mentre Carlo Cordara e Nino Secondi sferzano le amministrazioni comunali, Torti usa il guanto di velluto. Mai contro a prescindere. Mai alla ricerca della polemica a tutti i costi. Torti vive da protagonista una stagione esaltante: alla fine degli anni Sessanta nasce la sagra e lui ne è uno dei padri (quelli veri!), segue Giancarlo Costa quando fonda il circolo culturale, partecipa agli esordi di Radio Mortara e tiene a battesimo anche Italia Nostra.
L’esperienza radiofonica lo vede tra i sei soci fondatori dell’emittente radiofonica nel 1976. Con lui c’erano: Angelo Ferrari, Cesare Savini, Gabriele Bono, Giampiero Savini e Carlo Bellancino. Torti diventa direttore di Rtm e mantiene l’incarico per 10 anni, fino al 1986, passando il testimone a Bruno Romani.
Torti è L’Informatore Lomellino e L’Informatore Lomellino è Torti. Il binomio è inscindibile, nonostante le sue collaborazioni con “Il giorno”, “La notte”, “Il corriere lombardo”, “L’Italia” (divenuto poi “Avvenire”), “Il gazzettino padano” e “La provincia pavese”.
Racconta della strage del Vajont, dove morì la mortarese Sandra Biscaldi, l’alluvione di Mortara e ancora delle nozze tra Nando Pucci Negri e l’ultima figlia del duce, Anna Maria Mussolini. Per la morte di monsignor Dughera realizza un’edizione straordinaria del giornale. In quegli anni molti giovani passano dalla redazione de L’Informatore Lomellino. Tra loro c’è anche il giovane Enrico Collivignarelli, che qualche anno dopo arriverà ai vertici de “Il sole 24 ore”.
Nel 1979 diventa direttore del “Settimanale nuovo”, invitato prima a collaborare da Gastone Maniezzi, mentre due anni più tardi il vescovo Mario Rossi gli offre la direzione de “L’Araldo”. Nello stesso anno sposa la vigevanese Maurina Ballardini.
Nel 1986 cede la proprietà de L’informatore Lomellino alla Sel. Franco Varini lo vuole ancora al timone come direttore responsabile, incarico che mantiene fino al 1995, quando cede l’incarico a Giovanni Rossi. Ma Torti resta in redazione, è la memoria storica. Nell’autunno 1999 ritorna direttore responsabile “a tempo”, in attesa di un nuovo direttore, fino all’estate del 2000, poi fa un passo di lato.
Non era avvezzo alla tecnologia. Il suo affetto per questo giornale è stato grande, così come grande è stato l’affetto dimostrato da Mortara a Giancarlo Torti.
Da Vigevano, dove viveva in via Eleonora Duse, Giancarlo Torti ha sempre seguito il suo giornale che settimanalmente riceveva nella buca delle lettere.
Ha lasciato un grande vuote, ma soprattutto un grande insegnamento: il suo esempio come uomo prima che come giornalista.