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MORTARA - Oltre che un ricordo rivolto all’indietro, verso chi incolpevolmente non c’è più, è soprattutto un monito per il futuro. Per sensibilizzare tutti affinché certe tragedie non accadano mai più, o molto più concretamente, accadano sempre meno di frequente. Domenica mattina e per tutta la giornata, 20 novembre, in occasione della Giornata mondiale delle vittime della strada, piazza del teatro sarà completamente occupata dalle croci in ricordo delle vittime. La Santa Messa di domenica sera alle 18 poi, in Santa Croce, le ricorderà tutte. Dalla mattina in piazza Vittorio Emanuele II le fotografie delle vittime della strada saranno collocate sulle croci, una per ciascuna di loro, con frasi, disegni o oggetti che simbolicamente intendono sensibilizzare tutta la popolazione, soprattutto di chi abitualmente si mette al volante. Saranno più di cinquanta le croci in legno che trasformeranno piazza del teatro in un santuario del ricordo e del monito. A promuovere l’iniziativa, che tornerà domenica 20 novembre come ogni anno, l’associazione dei parenti delle vittime della strada, coordinata da Antonella Cislaghi. Nel 1999 perso il figlio 17enne proprio a causa di un incidente stradale. Il giovane si chiamava Luca Strenghetto. Da allora Antonella Cislaghi e il marito Giordano portano avanti con tenacia iniziative di questo tipo, per cercare di smuovere le coscienze delle persone e richiamare anche l’attenzione delle istituzioni. “Riteniamo doveroso – spiega Antonella Cislaghi, titolare del Caffè del Moro – rinnovare questo genere di iniziativa in piazza del teatro a Mortara. Le croci di legno che saranno allestite in piazza Vittorio Emanuele II ricordano chi ha perso la vita, ma rappresentano anche un monito per tutti: prestate attenzione sulle strade, dove i pericoli sono sempre dietro l’angolo!”. Ricordi, fotografie, disegni e oggetti personali saranno apposti su ciascuna delle più di cinquanta croci. Sarà impossibile non notarle e, soprattutto, non fermarsi per dedicare un pensiero alle vittime, ma anche una profonda riflessione perché non ve ne siano altre in futuro.Riccardo Caren