Login / Abbonati

“Un modello di compassione”. Così monsignor Ludwig Schick, arcivescovo di Bamberga, ha ricordato domenica scorsa il beato Teresio Olivelli durante la Santa Messa nella cattedrale. “E’ stato ucciso dai nazisti nel sottocampo di Hersbruck perché stava proteggendo un compagno di prigionia. È un modello di compassione per carità cristiana”: queste le parole di monsignor Schick durante l’omelia. Proprio il 16 gennaio ricorre la memoria liturgica del beato Olivelli, ucciso in odio alla fede il 17 gennaio 1945. Sebbene la liturgia domenicale avesse la prevalenza sulla memoria del martire mortarese, il beato Olivelli è stato ricordato oltre che nella cattedrale diocesana di Bamberg, la cui estensione territoriale comprende Hersbruck, anche a Roma, nella chiesa di Santa Maria delle Fornaci, a Bellagio e Tremezzo, i luoghi dell’infanzia del “Difensore dei deboli”, a Cinisello Balsamo, a Mede e a Vigevano dall’Istituto del Nastro Azzurro. La vicenda umana e spirituale di Teresio Olivelli è unita da un sottile filo rosso, dalla carità, dallo spendersi per il prossimo. Così è vissuto e così è morto il martire mortarese. E La Chiesa, dopo un lungo iter, ha riconosciuto la santità di vita del giovane Teresio Olivelli. Dopo la cerimonia di beatificazione, avvenuta a Vigevano il 3 febbraio 2018, il giorno della memoria liturgica è stato stabilito al 16 gennaio e vede coinvolte le parrocchie e le realtà ecclesiali non solo della diocesi di Vigevano, ma anche delle diocesi di Como, essendo nato a Bellagio, di Pavia, dove ha studiato all’università diventando poi rettore del collegio Ghislieri, di Bamberg, nel cui territorio ha subito il martirio, e dell’Ordinariato militare, in quanto Olivelli apparteneva al corpo degli alpini. Il ricordo si esprime soprattutto con la preghiera e nella riscoperta della spiritualità e del carisma del martire. Fedeli, devoti ed estimatori del martire possono vedere nel beato Olivelli un intercessore di favori e grazie celesti. Oltre che un esempio quotidiano. Gli insegnamenti di Olivelli, infatti, sono vicini ai tempi moderni: non ha esitato, armato di coraggio e fede, a vivere appieno l’identità cristiana. A Tremezzo, sul lago di Como, dove era parroco don Rocco Invernizzi, zio del beato, e dove il giovane Olivelli ha trascorso diversi momenti della sua vita, è stato ricordato sabato 15 gennaio con la posa di una corona al monumento che ricorda il martire e nella chiesa di San Lorenzo, dove è stata celebrata la Santa Messa; la giornata in memoria di Teresio Olivelli è stata organizzata dalla parrocchia in collaborazione con il Comune di Tremezzina, Anpi e Associazione nazionale alpini. Domenica scorsa una Santa Messa in ricordo del “difensore dei deboli” è stata celebrata presso la parrocchia di Sant’Ambrogio a Cinisello Balsamo su un’iniziativa della sezione locale dell’Associazione nazionale partigiani cristiani e del circolo culturale Concordia con il patrocinio del Comune. Particolarmente toccante è stata la solenne celebrazione liturgica, promossa dall’arciprete don Simone Tiraboschi, che si è svolta nella chiesa parrocchiale di Bellagio, dove Teresio Olivelli ha ricevuto il battesimo. La comunità, rappresentata anche dall’amministrazione comunale, si è ritrovata nella chiesa vestita a festa per fare memoria del giovane martire. “16 gennaio 1916, 17 gennaio 1945: 29 anni separano la data del battesimo del beato Teresio da quella della sua morte, almeno se consideriamo il computo classico del tempo. - così don Alessio Gandola durante l’omelia - Con un esercizio dello spirito possiamo pensare che quei due giorni, 16 e 17 gennaio, si riducano ad una sola notte di distanza. Si possono comprimere anzi in poche ore e si possono unificare nel passaggio verso l’alba di un giorno nuovo perché l’intera vita del beato Teresio è un tempo battesimale, cioè la concretizzazione quotidiana di quello status di battezzato che sacramentalmente era era stato sancito quel lontano 16 gennaio 1916 proprio qui, in questa chiesa”. “La vita del beato Teresio – ha proseguito in sacerdote che proprio domenica scorsa ha festeggiato il quinto anniversario della sua ordinazione – è stata segnata dalla sofferenza e dalla fatica. Sofferenza e fatica che ha ricercato in modo attivo: il suo non era disprezzo della vita presente, ma amore grande verso la vita vera conformata a Cristo”.Teresio Olivelli, morto a soli 29 anni, rappresenta oggi un fulgido esempio di carità per tutti i giovani. Ed è stata proprio la carità a segnare la sua breve, ma intensissima, vita. Quella di Teresio Olivelli è stata una vicenda umana e spirituale veramente straordinaria. Ha vissuto il suo tempo cercando di cristianizzare nel suo quotidiano la società: dall’inevitabile confronto con le dottrine atee e materialiste che hanno segnato i primi decenni del “secolo breve” fino al dramma della guerra che Olivelli ha vissuto sulla propria pelle nella drammatica ritirata di Russia dell’Armir, dal suo impegno nell’Azione cattolica fino all’esperienza resistenziale. Una vita breve culminata nella sublime imitazione di Cristo, in quell’offrirsi in olocausto che gli è valso l’appellativo di “Difensore dei deboli”. Mortara lo ha ricordato con un mazzo di fiori dell’amministrazione comunale e del gruppo alpini, comparso nella mattinata di lunedì 17, accanto alla lapide di piazza Monsignor Dughera