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CILAVEGNA – Dando quasi per scontato che l’uomo trovato bruciato nell’auto dieci giorni fa sia di Mohamed Ibrahim, restano ancora tanti i misteri legati alla sua scomparsa. Del 44enne egiziano non si hanno notizie da quando la sua Audi A3 carbonizzata è stata notata da un cacciatore nelle campagne tra Vigevano e Gambolò, sabato 14 gennaio. 
All’interno, un cadavere irriconoscibile, molto probabilmente il suo. Soltanto i difficili esami del Dna comparati con le tracce organiche dell’egiziano, una volta completati, potranno chiarirlo. Si scoprirà così se la vittima è stata bruciata viva, o se gli hanno dato fuoco dopo averla uccisa in un altro modo. 
Gli inquirenti, pur non escludendo niente, seguono la pista dell’omicidio negli ambienti legati allo spaccio. Forse una vendetta. Ibrahim non era un delinquente, o comunque non era conosciuto alle Forze dell’ordine. Da qualche anno viveva a Cilavegna in via XX Settembre (nella foto), e tanti lo ricordano per i suoi modi educati e proprio per la vettura, piena di adesivi di ogni tipo. Era seguito dai Servizi sociali del Comune, svolgeva lavori saltuari come operaio e manovale. Si pensa che possa essersi recentemente infilato in “brutte compagnie” per motivi economici. La comunità islamica di Vigevano, che si riunisce nel centro culturale Medina, si è offerta per far sì che la salma, una volta riconosciuta, possa rientrare in Egitto a loro spese. In Italia, Ibrahim non aveva parenti prossimi.