Omicidio Mansour: trent’anni di carcere ai due Rondinelli e a Carmela Calabrese
CILAVEGNA – Trent’anni di carcere a testa per padre, madre, figlio. Condannata un’intera famiglia per il delitto di Mohamed Ibrahim Mansour, avvenuto nel gennaio dello scorso anno in un capannone di Cassolnovo. La Corte d’assise e la giuria popolare presieduta dalla giudice Elena Stoppini del tribunale di Pavia si è pronunciata lunedì nei confronti di Antonio Rondinelli, 65 anni, Carmela Calabrese, 57 e Claudio Rondinelli, 40, infliggendo trent’anni di carcere a tutti e tre. Il pubblico ministero Andrea Zanoncelli li aveva chiesti per i due uomini, ma non per la madre, in quanto incensurata e non esecutrice materiale. Invece la sua responsabilità è stata ritenuta altrettanto grave. Un altro dei figli, Massimo Rondinelli, aveva già ricevuto la condanna a 19 anni a febbraio avvalendosi del rito abbreviato.
Secondo la ricostruzione, la famiglia che vive a Cilavegna nella serata del 20 gennaio 2013 si è recata nel capannone di Cassolnovo di sua proprietà, dove in quel momento stava Mansour. Quest’ultimo aveva avuto una relazione con Daniela Rondinelli, un’altra delle figlie. La vittima, marocchina di origine, faceva pressioni sulla famiglia per farsi intestare un appartamento e poter così avere in affido la figlia minorenne avuta con Daniela. Dopo l’ultima discussione è stato deciso l’omicidio, con Carmela (secondo la sentenza) come mandante e gli altri come esecutori. Il corpo è stato poi trasportato sull’Audi nera di Mansour e dato alle fiamme in una zona di aperta campagna.
Intanto la difesa della famiglia Rondinelli ne aveva chiesto l’assoluzione. Sembra probabile un ricorso in appello. I genitori, la sorella e uno zio della vittima dovranno ricevere in totale 760mila euro di risarcimenti.