MORTARA - Scatta la caccia agli evasori e partono centinaia di cartelle esattoriali. L’obiettivo è quello di recuperare gli arretrati Imu risalenti agli anni che vanno dal 2012 al 2016. Un maxi tesoro che vale un milione e 264mila euro. Per i “furbetti” delle tasse non pagate sono in arrivo i ruoli coattivi. Circa il 10 per cento dei contribuenti non ha versato l’Imposta Municipale Unica. Ma le cartelle scatteranno solo a partire dal 30 ottobre, quando terminerà la sospensione delle riscossioni coattive. “L’imposta – spiega l’assessore alle finanze Margherita Baletti (nella foto) - riguarda solo le seconde case e le attività produttive. Le somme inserite a bilancio all’interno del capitolo dedicato ai proventi dell’attività di accertamento Imu sono comprensive di sanzioni, interessi e spese di notifica. Del recupero coattivo dei crediti si occuperà l’agenzia Ica che, se necessario, effettuerà i pignoramenti del caso”. L’anno record dei “paga no” è stato il 2014, con un’evasione Imu che ha raggiunto la cifra massima di 376mila euro. Aggiungendo anche le sanzioni si arriva 488mila euro. Una somma che rappresenta oltre il 10 per cento dei proventi complessivi previsti dal Comune. Per l’anno 2012 mancano all’appello oltre 11mila euro. Nell’anno successivo, il 2013, gli evasori hanno fatto mancare nelle casse pubbliche la somma complessiva (compresa di sanzioni) di 430mila euro. Poi l’anno record del 2014 con 488mila euro. Infine, per gli anni 2015 e 2016, le somme da recuperare ammontano rispettivamente a 258mila euro e a 73mila euro. “Tutto sommato – commenta Margherita Baletti – ci troviamo di fronte ad un tasso di evasione fisiologico e non particolarmente preoccupante. Inoltre l’accertamento coattivo potrebbe permettere il recupero di una fetta consistente di questa tassa non pagata. La vera incognita è rappresentata dai possibili rinvii. Fino al 30 ottobre il recupero coattivo è stato fermato a causa dello scoppio della pandemia mondiale e della crisi economica e sociale. Potrebbe anche esserci un’ulteriore deroga, ma non spetta agli enti locali decidere”. Luca Degrand