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Il giovane Marco Fleba, in arte Flebs, dopo l’uscita lo scorso anno dell’album Venaland, ha continuato nella sua avventura musicale, facendo uscire in questi mesi del 2023 due singoli avendone in previsione altri tre. Il suo percorso prosegue senza distrazioni e con sempre più determinazione. A breve, il 5 maggio alle 14, uscirà sul suo canale ufficiale di YouTube il videoclip di Dedalo. ‘‘Sto lavorando con RKH Studio di Torino – spiega – per questi singoli in uscita nei prossimi mesi. Per la parte video invece mi affido a Emanuele Olmo, in arte Cielo, a mio fratello e a un’altra ragazza. Il video in questione è stato girato nella sede di Vercelli dell’Università del Piemonte Orientale, che non posso che ringraziare per la disponibilità concessami ad utilizzare tutti gli spazi. Per me era il luogo perfetto per l’idea che volevo esprimere con il mio brano’’. Dedalo: un nome importante per un brano che vuole dire molto. Il grande costruttore dell’antichità, dell’ideatore del labirinto di Cnosso non può che dare un importante spessore concettuale e simbolico.
‘‘La sua figura – rivela Flebs – mi ha dato due spunti in particolare, uno concreto e l’altro psicologico diciamo. Anzitutto la prima riflessione a cui mi ha spinto è quella sul futuro, sulla mia carriera e le mie prospettive. Ora sto puntando molto a quello che vorrei fare, cioè comunicare. Le mie idee, i miei pensieri, le mie opinioni vorrei poterle condividere con tutti con mezzi come la radio. Ora, infatti, sono presidente di Radio 6203, la webradio della mia università. Dal lato più introspettivo e psicologico ciò a cui mi ha spinto a pensare è questo: sono diverso da ciò che volevo? Sono quello che da bambino sognavo? Questa presa di coscienza mi interessa. Il sapere che prima di volare è necessario avere i piedi per terra per poter spiccare davvero il volo’’.
La regia e il montaggio del video sono a cura di Cielo, come la sceneggiatura. Il videoclip sarà, inoltre, in un formato ormai desueto, il 4:3. ‘‘Abbiamo fatto questa scelta – spiega – perché il 4:3 rispetto all’ormai consueto 16:9 è opprimente. Nostra intenzione era dare una sensazione labirintico, di chiusura e di concentrazione verso l’io e l’interiorità. È una scelta stilistica nata per pura sperimentazione ma che alla fine si è rivelata la scelta azzeccata. Gli spazi dell’università, infatti, sono labirintici ma non piccoli. Con questa scelta noi li rendiamo opprimenti’’. Il brano si sofferma molto sulle possibilità del singolo nel grande mondo in cui ci si ritrova. Se uno ci crede e insiste, ancora insiste, ce la può fare.
‘‘Questo è il messaggio – spiega Marco Fleba – che voglio dare. Il brano è stato scritto l’anno scorso, tra dicembre 2021 e gennaio 2022, in un periodo in cui mi facevo molte domande sul mio percorso, sulla mia identità personale e artistica. Che cosa mi permette di eccellere e spiccare il volo? Questa la domanda. La risposta che mi sono dato e su cui sto puntando: la musica, la voce e la comunicazione. E quello che sto facendo in radio mi permette di esprimere chi sono e come sono. Nel mio brano – aggiunge – dico: ‘Le ali sono spuntate da dietro la schiena posso volare ma qualcosa mi frena’. In quel periodo sentivo di aver il petrolio addosso e di non poterlo scrollare di dosso. Ora me lo sono tolto ma non credo ancora di stare volando, sto capendo però come planare e come valorizzare quello che faccio’’. A giugno, settembre e dicembre sono in uscita altri tre brani. Tutti e tre sono legati alle tematiche anche di Venaland, tra cui l’ansia sociale, l’amore affettivo e la rabbia. Da questi nuclei concettuali parte la creazione musicale di Flebs, che per il brano di dicembre ha sentito l’esigenza di andare oltre al genere in cui si diletta solitamente, l’hip hop, per cercare sonorità adatte al suo brano. 
‘‘Per ora sono soddisfatto di quello che sto facendo – conclude – e di come stanno andando gli ascolti. Ho raggiunto delle quote che, per il pubblico che mi sono creato, mi rendono molto contento del lavoro svolto. Ora sto capendo meglio che cosa la gente vuole dalla mia musica e che cosa io posso dire’’.

Vittorio Orsina