Terzo bilancio in rosso e adesso Fosterni suona la sirena: “Aiuto, il Comitato rischia di chiudere!”
I conti non tornano e con il terzo bilancio consecutivo in rosso adesso il Comitato locale della Croce rossa rischia grosso. Senza soldi potrebbe esserci un ridimensionamento e, nel peggiore dei casi, la sospensione dei servizi. Servono entrate congrue a sostenere i costi sostenuti dall’ente. Gli “angeli della pandemia”, che nel 2020 erano considerati da tutti come eroi, adesso sono già finiti nel “dimenticatoio”: lasciati soli nell’affrontare un’altra crisi, non sanitaria ma economica. Tre bilanci in perdita, l’ultimo approvato una decina di giorni fa con un disavanzo di circa 31mila euro, confermano che la situazione è davvero grave. Così dal Comitato locale della Croce rossa arriva un accorato appello, una richiesta di aiuto e sostegno rivolto a cittadini, istituzioni, attività economiche. Serve l’aiuto di tutti per salvare la Croce rossa mortarese.
“La situazione economica del nostro Comitato non è buona – afferma Umberto Fosterni (nella foto), presidente Cri Mortara – nonostante il grande lavoro dei dipendenti e volontari attivi che ringrazio. Prima abbiamo perso una parte del nostro fatturato (circa 120mila euro) quando i viaggi Asst sono passati ad una cooperativa. Poi è arrivato il Covid che, nel solo 2020, ci ha costretto a spendere 92mila euro per mascherine, tute speciali e calzari necessari per garantire la sicurezza di dipendenti e volontari per poter rispondere alle esigenze del territorio. Anche in quel buio periodo non abbiamo abbassato la guardia, abbiamo continuato a lavorare stringendo i denti, nonostante l’immenso pericolo. Ma ad un costo economico altissimo. Abbiamo ripreso i servizi per gli ospedali, ma la loro remunerazione è bassa, in grado, a malapena, a coprire il costo di un dipendente. E spesso ce ne sono due. I volontari attivi sono sempre meno, si va in pensione sempre più tardi. E gran parte dei servizi sono la mattina in settimana quando la gente lavora e i giovani sono a scuola. Il servizio Areu 118 ci rimborsa solo una parte delle spese dei dipendenti (8 su 12). Sono tre anni che chiudiamo i bilanci in perdita da 50 a 32mila euro l’anno. Così non possiamo più andare avanti”. Eppure il comitato di via Capettini è un punto di riferimento non solo per Mortara, ma anche per il territorio limitrofo. Un’importanza testimoniata dai numeri. Nel 2022 la Cri mortarese ha svolto 7mila e 730 viaggi fra unità mobile di soccorso, 118, rianimazioni, viaggi in Doblò o auto. Altri 3mila e 43 servizi sono stati svolti dall’inizio dell’anno fino al fino 31 maggio 2023. “In tre anni – prosegue Umberto Fosterni a nome dell’intero Consiglio direttivo – abbiamo perso oltre 110 mila euro e non possiamo proseguire così. Se non si pone rimedio ci saranno problemi a pagare gli stipendi. Abbiamo limati ogni costo, ma oltre non si può andare. Per questo lancio l’appello a tutti. Salviamo la Croce Rossa mortarese! E’ interesse delle istituzioni, Comuni, aziende e cittadini avere una sede in città. Noi svolgiamo servizio 118, servizi dialisi e tra ospedali, viaggi di privati (visite e dimissioni) che se non potessimo più svolgere verrebbe qualcuno da fuori con costi maggiori e tempi allungati. Anche la distribuzione viveri a oltre 650 persone dovrebbe essere a carico di altri, dei Comuni e principalmente su quello di Mortara. Abbiamo almeno 13mila euro di viaggi non pagati (esattamente 13mila 543 euro), ma noi dobbiamo metterci il costo del carburante e del dipendente con una perdita aggiuntiva consistente. Come ritardi nei pagamenti. E’ nell’interesse di tutti aiutarci”.
Come? Il Comitato chiede ai Comuni della nostra zona un sostegno con contributi, ai cittadini di diventare soci (basta pagare una tessera annuale di 20 euro) e alle aziende del territorio di sostenere alcune spese. Poi siamo aperti a ogni iniziativa, ma combattiamo insieme questa battaglia. E’ nell’interesse di tutti. Oltre ai soldi che servono – continua Umberto Fosterni – abbiamo bisogno di volontari. Di gente che possa dedicare un po’ di tempo. Non è obbligatorio salire sulle ambulanze, ci sono servizi in auto come quello per i dializzati o visite, ma va bene anche al centralino, alla distribuzione viveri. Tutti sono ben accetti. La presenza dei volontari riduce i costi. Anche se loro hanno costi, non di stipendio, ma di divisa (una divisa completa costa oltre 300euro). Purtroppo non serve solo raggiungere il pareggio di bilancio, che sarebbe il primo obiettivo, dovremmo registrare un avanzo (utile) di almeno 30mila euro l’anno da utilizzare per sostituire le ambulanze e auto per trasporto disabili (costo 35mila euro). I nostri mezzi hanno tanti chilometri, ma non abbiamo la possibilità economica di sostituirli. Contrariamente a quanti molti pensano, i dipendenti li dobbiamo pagare noi come qualsiasi spesa. Roma non dà nulla. Ogni sede Cri è autonoma e deve vivere della propria attività. A dire la verità non riceviamo quasi contributi neanche dai Comuni. Quanto ci danno è solo a fronte di nostri servizi rendicontati. Quindi come qualsiasi cliente. Non ci regala nulla quasi nessuno. Ci avete definiti eroi (e non lo siamo) durante la pandemia, vi abbiamo aiutati, ora abbiamo noi bisogno di tutti voi per poter sopravvivere e continuare a fornire, onorevolmente, un servizio alla nostra popolazione”.
Luca Degrandi