Più riso in Italia, le risaie sono aumentate di 16mila ettari: triplica il Baldo, male il Roma
Le risaie italiane aumentano di 15.900 ettari passando dai 210.200 del 2023 agli attuali 226.100. È questo si deduce dalla tabella delle superfici coltivate a riso nel 2024 diffusa dall’Ente nazionale risi: la stima si riferisce alle 2.610 denunce presentate dalle aziende agricole fino al 20 luglio scorso. Cifra che rappresenta il 69% delle superfici a riso del 2023. Per la Lomellina e il Pavese, facendo le debite proporzioni, si tratterebbe di un incremento di circa 5mila ettari, considerato che nel 2023 avevano coltivato 70mila ettari a risaia sui 210mila nazionali. Analizzando le varie categorie merceologiche, si registra un balzo del Baldo, un Lungo A usato per i risotti, che passa da 6.300 a 18.200 ettari: aumento considerevole anche per il Ribe-Loto, che sale da 30mila a 44mila ettari. Nel contempo, rischia la scomparsa il Roma, altro storico Lungo A che si riduce da 11.800 a 200 ettari. In calo anche altri due risi da risotto Lungo A come Carnaroli (da 24.500 a 22.800) e Arborio (da 20mila a 16mila), e il Lungo B da esportazione (da 49mila a 45.300). Buono il risultato ottenuto dai risi Medi come Vialone nano, Padano e similari, che salgono nel complesso da 3.100 a 7.500 ettari, e dai Tondi generici (da 34mila a 42.300 ettari).
Questo il commento dei trasformatori che fanno capo all’Associazione industrie risiere italiane (Airi), con sede a Pavia. “Il primo elemento che emerge dalle denunce di superficie per il 2024 – spiegano gli industriali guidati dal presidente Mario Francese – è una confermata fiducia da parte degli agricoltori al riso, testimoniata da un aumento di quasi 16mila ettari rispetto all’anno precedente. Rileviamo l’aumento dei Tondi e quello significativo del gruppo Ribe con potenziali effetti sulla commercializzazione a prezzi adeguati. Aumento anche del gruppo Baldo, che va a compensare la scomparsa del tipo Roma. Infine, preoccupa la riduzione del tipo Arborio e del Lungo B. Consapevoli del fatto che la programmazione è più difficile a fronte dei profondi cambiamenti in corso, sia dal punto di vista climatico sia politico-economico, l’industria ha comunque necessità di aumentare le possibilità di approvvigionamento con una pianificazione coerente con le richieste dei consumatori, in una situazione comunitaria sempre deficitaria”.
“I primi dati 2024 – interviene Alberto Lasagna, direttore di Confagricoltura Pavia – evidenziano un buon recupero delle superfici a riso. Il dato 2023, soprattutto in provincia di Pavia, era condizionato dalla siccità 2022, che aveva portato molti imprenditori a rivedere le scelte a favore di colture invernali alla luce dei danni produttivi patiti con l’evento siccitoso. Questi dati evidenziano la centralità della provincia di Pavia a livello europeo in ambito risicolo. L’aumento di superficie complessivo è segnale di come le imprese agricole credono ancora in modo convinto nella produzione risicola italiana, che dev’essere tutelata anche con i percorsi di modernizzazione in atto a partire dalle Tecniche di evoluzione assistita, le Tea”.
Umberto De Agostino