Omicidio Mansour: una famiglia intera viene indagata dalla Procura
CILAVEGNA – Un’intera famiglia indagata. Per l’efferato omicidio di Mohamed Ibrahim Mansour, il 43enne egiziano ucciso a colpi di arma da fuoco e poi dato alle fiamme nella sua auto, non sarebbero coinvolti soltanto i tre uomini già arrestati ma anche altri due. Si tratta sempre di membri della famiglia Rondinelli di Cilavegna, cioè dei genitori di due dei tre accusati dell’assassinio. Nonostante l’esasperato e ormai usuale riserbo della Procura della Repubblica di Pavia, sembra certo che ad essere indagati siano anche Antonio e Carmela Rondinelli. Sono il padre e la madre di Massimo e Claudio, già fermati la scorsa settimana. Con loro Luigi D’Alessandro, compagno di Elisa Rondinelli, una delle sorelle, ugualmente arrestato. I tre fermi sono stati messi a segno tra Cilavegna, Vigevano e la Basilicata. Un’altra sorella, Daniela, aveva avuto una figlia da Ibrahim nel 2018, quando lei era ancora minorenne. Il Tribunale dei Minori ha poi allontanato da loro la bambina, prima che Daniela e Mohamed si separassero.
La ricostruzione dei fatti della Procura è nota: l’11 gennaio nel capannone di Cassolnovo di proprietà dei Rondinelli, dove vendevano la frutta e dove l’egiziano ha vissuto su loro concessione, la famiglia gli avrebbe teso un agguato sparandogli con una pistola e un fucile. Il corpo già senza vita è stato poi caricato sull’auto dello stesso Ibrahim, portato a 15 chilometri in una zona remotissima del territorio comunale di Gambolò, tra la frazione Morsella di Vigevano e Mortara, e dato alle fiamme con la vettura stessa. Sarà poi ritrovata da un cacciatore tre giorni dopo. Solo le analisi sui miseri resti hanno potuto confermare la presenza di proiettili.
I rapporti comunque mai interrotti tra i Rondinelli e Ibrahim sono degenerati dopo che quest’ultimo continuava a chiedere soldi, a suo dire promessigli da Antonio Rondinelli. Forse nel passato un avvocato lo aveva dirittura convinto a insistere, ingannandolo e portandogli anche via denaro. Un fatto che non ha potuto che esasperare la rabbia della vittima, con un carattere non sempre accomodante nonostante tutti (vicini e amici, i parenti no siccome mamma e sorelle sono in Egitto) si siano affrettati a descriverlo come “una persona a modo”.
A inizio gennaio, Ibrahim avrebbe aumentato la pressione verso la famiglia causando scontri accesi che avrebbero portato alla scellerata decisione di eliminarlo. Le indagini si sono basate sulla posizione delle celle agganciate dai cellulari degli accusati e dalle telecamere di sorveglianza: solo i Rondinelli potevano essere in quel momento nel capannone di Cassolnovo di loro proprietà.
Pensavano al delitto perfetto: far sparire ogni traccia e far credere, data l’origine nordafricana del loro rivale, a un regolamento di conti nell’ambito della malavita nel settore dello spaccio.