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ZINASCO – Non si placano le proteste degli animalisti dopo l’abbattimento dei suini nel “Rifugio cuori liberi” della scorsa settimana a Sairano, frazione di Zinasco. Ieri, mercoledì 27 settembre, presidio simbolico presso Ats Pavia. Quest’ultima aveva ordinato l’uccisione di nove maiali come forma di contenimento della dilagante peste suina. Sabato 7 ottobre, invece, è in calendario una manifestazione nazionale a Milano, denominata “Giù le mani dai santuari”. 
Sempre dopo gli abbattimenti sui social erano comparsi post inquietanti, con nomi e volti dei veterinari coinvolti, insulti, minacce di morte.
L’epilogo della vicenda risale a mercoledì 20 settembre, quando c’erano volute le Forze dell’ordine per sgomberare il presidio animalista che andava avanti dal venerdì precedente, nel tentativo di salvare dieci maiali dal rifugio “Santuario cuori liberi”, gestito dall’omonima associazione di Sairano. Alcuni attivisti erano lì addirittura da due settimane. Il 20 settembre carabinieri e polizia insieme ai vigili del fuoco hanno permesso l’esecuzione dell’ordinanza di Ats Pavia che prevedeva l’abbattimento mediante eutanasia di nove capi suini. 
I militari, in tenuta anti-sommossa, hanno forzato il picchetto. Tre attivisti sono rimasti lievemente feriti, soccorsi dalle ambulanze del 118. Una situazione di tensione: alcuni si sono incatenati ai recinti ed è iniziata una trattativa tra le parti.
Il presidio aveva coinvolto centinaia di persone tramite il passaparola, coordinate dalla “Rete dei santuari di animali liberi” e giunte lì per impedire fisicamente ai veterinari di uccidere i capi rimasti. Secondo gli animalisti, “questi animali provengono da contesti di maltrattamento”, e quelli ancora sopravvissuti presentavano sintomi lievi della malattia. Venerdì 15 l’esecuzione dell’ordinanza era stata impedita proprio per il loro intervento. 
I difensori dei maiali si sono rivolti a tutte le istituzioni possibili: Ministero della salute, Regione Lombardia, Ats Pavia, il Comune di Zinasco da cui dipende la frazione di Sairano. Ormai in quasi tutti i comuni della provincia, per il dilagare dell’epidemia, è vietata la movimentazione di maiali. Si stimano in oltre 33 mila i capi già abbattuti. Ats Pavia precisa come “la peste suina africana avesse colpito quaranta suini presenti presso l’associazione, di cui gran parte già deceduti nei giorni scorsi. La peste suina africana è una malattia infettiva di natura virale molto temibile per la quale non sono disponibili al momento terapie specifiche o vaccini. È caratterizzata da una alta morbilità, ovvero possibilità che un animale ammalato contagi altri animali ma soprattutto da una elevatissima mortalità, ovvero tutti i suini che si infettano muoiono, in tempo variabile in funzione di diversi fattori, ma mediamente nell’arco di pochi giorni. Quando la malattia entra in un allevamento suino, quindi, tutti gli animali sono destinati a morire. Il virus colpisce suini e cinghiali ed è molto resistente nell’ambiente. L’uomo può diventare un veicolo di trasmissione e diffondere l’infezione nel territorio se non vengono rispettare rigorose norme di biosicurezza (come il cambio di abbigliamento e calzature in entrata-uscita da allevamenti e zone a rischio). Le attività di eradicazione della peste suina africana sono essenziali per contrastare la circolazione virale e salvaguardare tutti i suini, sia allevati per fini alimentari sia detenuti a scopo di affezione”. 
“La malattia fortunatamente – prosegue Ats - non colpisce l’uomo e si manifesta come una forma di setticemia emorragica, che porta rapidamente a morte i suini con febbre elevata (fino a 42°), ingrossamento della milza (fino a tre le volte le dimensioni fisiologiche), danni renali e compromissione delle capacità respiratorie (scolo nasale schiumoso ed emorragico). La morte può essere improvvisa oppure essere preceduta da una fase preagonica molto dolorosa (il decesso è determinato dalle gravi emorragie interne a carico di organi vitali come milza, reni e polmoni). Per la sofferenza e grande malessere degli animali ammalati non vi sono cure palliative o di supporto. Il contagio non colpisce solo i suini degli allevamenti intensivi ed i cinghiali ma, come in questo caso, può interessare anche suini allevati allo stato semibrado e non destinati alla alimentazione umana. Per estinguere il focolaio, ed evitarne altri, prevenendo l’insorgenza di altri casi di malattia, devono essere attuati accurati interventi di disinfezione dei ricoveri animali e distruzione dei materiali non sanificabili”.