All’asta la sede del Clir: è il primo passo per coprire i 6 milioni e mezzo di debiti
All’asta la sede del Clir. Il prezzo base è di 652mila euro, ma saranno ritenute valide offerte a partire da 489mila euro. Il “pacchetto” comprende un fabbricato sviluppato su due livelli fuori terra e da un’area esterna di pertinenza nella quale sono ubicati una pesa, una tettoia, un deposito carburante e altre strutture di servizio, per una superficie complessiva di circa 3.800 metri quadrati. Il valore dell’immobile supera di poco il milione di euro, ma la perizia ha abbassato del 40 per cento il suo valore reale in quanto “lo stato di manutenzione del fabbricato – si legge sul rapporto di valutazione – non è buono, il fabbricato è stato vandalizzato e un futuro acquirente dovrà fare eseguire lavori di manutenzione straordinaria non indifferenti per renderlo funzionale e a norma”. Inoltre, si legge sul documento: “è necessario procedere con una sanatoria per regolarizzare i fabbricati, le tettorie e le aree pavimentate”. La perizia è firmata da Anati Yael, architetto dell’Ordine di Milano, incaricata dal curatore fallimentare Andrea Nannoni, nominato dal tribunale di Pavia. L’asta si terrà martedì 7 novembre in modalità “sincrona mista”.
Indipendentemente da chi sarà l’acquirente, anche se è facile ipotizzare l’interesse per l’area di chi già opera nel settore dei rifiuti, si tratta di andare a ripianare debiti per circa 6 milioni e mezzo di euro. Ipotizzando di racimolare mezzo milione per la sede di Parona, resterebbero 6 milioni di euro.
Come racimolare questi quattrini? Considerando l’ipotesi di avviare un’azione di responsabilità verso gli amministratori, resterebbe comunque l’ipotesi di far ricadere il debito sui soci. Gli stessi soci (i Comuni del territorio) che hanno scelto gli amministratori…
Il fallimento del Clir resta il “fallimento” più grande per la politica locale. Con annessa fuga dalle responsabilità che più volte abbiamo raccontato su queste pagine.
Il 9 giugno 2021 l’assemblea dei soci ha votato la messa in liquidazione della società.
Hanno votato a favore Breme, Cergnago, Cozzo, Dorno, Frascarolo, Gambolò, Mede, Mezzana Bigli, Mortara, Palestro, Parona, Pieve Albignola, Robbio, Sartirana, Semiana, Suardi, Torre Beretti e Castellaro, Valle e Velezzo. Contro la messa in liquidazione della società si sono espressi Ceretto, Confienza, Langosco, Lomello, Nicorvo, Ottobiano e Sannazzaro. Un unico Comune astenuto: Alagna.
L’assemblea ha così deliberato di sciogliere con effetto immediato la società, ponendola in liquidazione, e di nominare tre liquidatori: Ciro D’Aries, Stefano Seclì e Massimo Mustarelli. Tutti e tre, nei tempi e nei modi stabiliti, non hanno accettato l’incarico. Con un’alzata di mano, anche se in videoconferenza, i sindaci lomellini hanno scritto la parola “fine” ad una storia iniziata nel 1975, quando nacque il Consorzio lomellino incenerimento rifiuti composto da 47 Comuni. Nel 2003 il consorzio è diventato una società per azioni e cinque anni più tardi, nel 2008, Clir ha perso 6 Comuni che sono passati ad Asm Isa di Vigevano. Nel 2012, nonostante l’addio di Vigevano e di altri cinque municipi, è stata inaugurata la nuova (e milionaria) sede di Parona.
Il resto è storia recente: anni tribolati con bilanci in sofferenza e fughe dei soci che affidavano il servizio di raccolta e smaltimento a privati. I primi furono Robbio e Cilavegna, poi fu la volta di Candia, Castello d’Agogna, Castelnovetto, Rosasco, Sant’Angelo e Zeme. E ancora, in tempi più recenti, tanti altri in ordine sparso.
La situazione del Clir era peggiorata drasticamente quando è stato ufficializzato che i quattro Comuni principali (Mortara, Mede, Sannazzaro e Dorno) non avevano pagato il conguaglio 2020: i creditori erano immediatamente saltati al collo della società ritenuta ormai non più affidabile, dopo che gli stessi soci avevano fatto venir meno l’applicazione del piano di ristrutturazione aziendale elaborato dallo studio Griffini.
Dopo il voto del 9 giugno, la società è stata sommersa di lettere da parte di Comuni che chiedevano lumi sulla continuità del servizio. Ma non solo.
A farsi viva è stata anche la banca. In una missiva del 10 giugno, l’istituto di credito comunicava che “alla luce delle vicende che sono recentemente apparse sulla stampa locale e che stanno interessando la Vostra spettabile società, vi comunichiamo che gli affidamenti concessi dal nostro Istituto ... sono da intendersi sospesi con effetto immediato e sino a nuova comunicazione. ... Pertanto l’attuale Vostra esposizione debitoria riferita ai rapporti di affidamento è pari a complessivi € 1.459.904,15”. Non ha mai trovato risposta, tra gli altrui, un interrogativo: perché i quattro “big” non hanno pagato il conguaglio 2020 dopo aver approvato il “piano Griffini” che presupponeva questo pagamento? Addirittura il fronte dei quattro si è spaccato nell’assemblea del 9 giugno 2021, quando Sannazzaro ha votato contro la messa in liquidazione della società. In quell’assemblea era arrivata anche la raccomandazione del Collegio sindacale che invitava i soci a porre come prioritario l’interesse esclusivo dell’azienda e della collettività. E come la ramanzina del buon padre di famiglia, forse un po’ troppo buono, non è stata accolta. C’era poi chi, vedi Mortara (rappresentata dall’allora sindaco Marco Facchinotti, nonostante le quote fossero state conferite ad AsMortara) sosteneva che i 400mila euro di fatture non pagate dai quattro Comuni più grandi fossero da valutare insieme alla mancata sottoscrizione dei contratti di servizio da parte degli altri Comuni. Contratti che avrebbero potuto dare alla società un nuovo impulso, ma hanno preferito porre in essere affidamenti diretti prima ancora di decretare la fine della vita della società. Insomma, si cercava di capire chi l’aveva combinata più grossa per dargli la colpa del fallimento del Clir. Un gioco che era già iniziato da diversi giorni ed era evidente anche ai meno avvezzi ai giochi di palazzo che molti sindaci non volevano restare con il cerino in mano. Un gioco che è andato a buon fine e nessuno di loro si è scottato, ma il Clir è letteralmente andato a fuoco. Mortara, fatto singolare, pur avendo rifiutato la fattura di conguaglio, aveva provveduto ad accantonare l’importo in coerenza con il voto favorevole al piano di salvataggio preliminare dello studio Griffini. Quell’ultima assemblea fu politicamente drammatica. C’era anche chi non aveva esitato a puntare l’indice contro i sindaci che hanno prima nominato e poi sostenuto Consigli di amministrazione che non hanno saputo amministrare bene la società. Gli stessi sindaci che, per anni, hanno approvato i bilanci dell’azienda non vedendo, o non volendo vedere, che qualcosa andava storto. I nodi stanno venendo al pettine e qualcuno dovrà pagare. Il rischio è che potrebbe toccare ai cittadini. Come spesso accade. Ci sarebbero poi dei risvolti penali. Nell’ottobre 2021, gli uomini della Guardia di finanza si erano presentati presso la sede di Parona per acquisire informazioni. I militari delle fiamme gialle se ne andarono con una considerevole mole di faldoni e anche con le informazioni contenute in alcuni computer utilizzati negli uffici. Non è trapelato nulla di quel blitz, se non il fatto che la Procura di Pavia fosse interessata a far luce sul “caso Clir”. Inoltre, anche il consiglio di amministrazione di AsMortara aveva assunto iniziative per far emergere le palesi irregolarità nei conti dell’ex consorzio lomellino. AsMortara, infatti, ha affidato alla società PwC il compito di redigere una consulenza tecnica di parte in materia amministrativa, economico-finanziaria e contabile riguardo la gestione aziendale di Clir a partire dal 2016. Dopo due anni, da Pavia tutto tace…