Ex magazzino comunale, ma quanto mi costi? In attesa che l’ennesima sentenza stabilisca la responsabilità sulla compravendita dell’area di via Sauro il Comune si prepara alla peggiore delle ipotesi e mette da parte 400mila euro. Infatti l’assessore Margherita Baletti (nella foto) ha voluto accantonare nel fondo contenziosi, cioè il capitolo di spesa che serve a far fronte alle spese sostenute per i contenziosi legali, una maxi somma. “Il fondo cause aperte - ha spiegato l’assessore alle finanze – è stato riservato alle spese che potrebbero esserci per le cause in corso. In particolare mi riferisco alla controversia con il Comune di Parona e alla cosiddetta causa Vecchi. Quest’ultima riguarda la vendita dell’ex magazzino comunale”. Dopo le prime due sentenze avverse il Comune aspetta la sentenza di terzo grado. In caso di condanna definitiva per l’ente pubblico, e indirettamente per i cittadini, arriverebbe un salasso da circa 400mila euro. Il pasticcio è stato “ereditato” dalla giunta Facchinotti. La vendita del terreno risale infatti al 2010. La causa legale è invece iniziata nel 2014. In quell’anno l’acquirente privato dell’immobile pubblico (l’ex magazzino) aveva iniziato a svolgere i lavori di demolizione dell’immobile per realizzare un complesso residenziale. Nel corso dei lavori è emersa la “sorpresa”. Proprio sotto l’ex magazzino c’è la vecchia fossa civica. Una presenza non segnalata nel contratto di acquisto. Da allora tutto è fermo, tranne i resti del muro perimetrale semi demolito che ogni tanto cadono sul marciapiede di via Sauro. Non meno ingarbugliata la “grana” con Parona. E tra “Oca” e “Offella” la lite resta infinita sulla “spartizione” del tesoretto messo sul piatto dall’inceneritore per le compensazioni ambientali dall’inceneritore. Marco Facchinotti vorrebbe portare a casa 500mila euro, Marco Lorena ne offre al massimo 250mila. L’esito della causa ordinaria in corso stabilirà torti e ragioni. Il pasticcio nasce nel 2003 quando fu siglata la convenzione, la prima, che regolava la distribuzione dei soldi delle compensazioni ambientali tra Parona e Mortara. Su quando dettato da quel documento Mortara basa la sua richiesta di 500mila euro. Invece Parona sostiene di non aver alcun debito, basando le sue ragioni su un secondo documento che stabiliva altri termini, senza però cancellare la prima convenzione datata 2003. Risultato: due convenzioni per la spartizione di un unico tesoretto.Luca Degrand