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MILANO - Nuovo capitolo, il terzo, della massiccia operazione antidroga chiamata "Camel light", eseguita dalle prime luci dell'alba dai carabinieri del Comando provinciale di Pavia. Con il supporto dei Comandi provinciali di Milano, Monza Brianza, Novara e Cuneo hanno dato esecuzione a un’ordinanza del Giudice per le indagini Preliminari di Pavia di applicazione di misure cautelari personali nei confronti di soggetti dediti, a vario titolo, alla detenzione ed alla vendita di cocaina, eroina e hashish; si tratta di gruppi di spacciatori di nazionalità marocchina insistenti prevalentemente nel territorio della Lomellina, nelle zone rurali tra Parona, Gambolò, Cilavegna e Vigevano.
Dalle prime luci dell'alba sono stati 15 in tutto i provvedimenti a cui è stata data esecuzione, tra custodia cautelare in carcere, arresti domiciliari e obbligo di dimora.
L’attività investigativa, iniziata nell’aprile 2021 e svolta dall’Aliquota operativa della Compagnia dei carabinieri di Vigevano, è la prosecuzione di due attività di indagine condotte negli anni precedenti dal medesimo reparto, all’esito delle quali sono state eseguite due ordinanze di applicazione di misure cautelari personali del Giudice per le indagini preliminari di Milano relative complessivamente a oltre 30 soggetti, precisamente il 25 maggio 2021 e il 26 novembre 2021.
I carabinieri sono così riusciti a individuare i nuovi gestori delle “piazze di spaccio” e a delineare il nuovo modus operandi: gli indagati, quotidianamente e principalmente nelle ore diurne, raggiungevano in auto il luogo di spaccio e lì consegnavano lo stupefacente ai numerosi clienti, tra le 100 e le 150 persone al giorno.
I territori erano controllati da diverse “sentinelle”, strategicamente posizionate in modo tale da vigilare sull’eventuale arrivo delle Forze dell’ordine e dare così modo ai corrieri di fuggire nella boscaglia. Nel corso delle attività investigative si è appurato anche il possesso da parte dei gruppi di varie armi bianche e da fuoco. Impressionante anche il "giro" di denaro e sostanze che i criminali muovevano.
Gli indagati erano infatti in grado di immettere sul mercato circa dieci chilogrammi di eroina a settimana, per un giro di affari che si aggirava sui 120mila euro e circa dieci chilogrammi di cocaina, con entrate per circa 350mila euro.
Le indagini hanno inoltre consentito di individuare alcuni gruppi di fornitori, sempre composti da soggetti di nazionalità marocchina, che sono risultati altresì fornitori di numerosi altri gruppi sparsi su tutto il territorio lombardo.

Riccardo Carena